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Essere frontalieri nell'UE
 

I numeri del frontalierato

Il lavoro transfrontaliero in Europa, secondo la Relazione Scientifica sulla mobilità dei lavoratori frontalieri tra i paesi UE-27/SEE/EFTA, redatta su incarico della Commissione europea del 2009, interessava circa 780 000 persone nel 2006/2007. Nei paesi UE-15/SEE/EFTA, il numero complessivo dei lavoratori frontalieri si stima sia aumentato del 26% tra il 2000 e il 2006/2007. Date queste ultime stime da parte degli organismi europei, le cifre attuali ed effettive del fenomeno del frontalierato rimangono per lo più indefinite. A prova della difficoltà di disporre di informazioni statistiche affidabili, si possono confrontare queste cifre con i dati contenuti nel Comunicato stampa della Commissione Europea (IP/12/340) del 2012 che stima in 1,2 milioni gli individui che esercitano una professione a livello transfrontaliero, con un’ammontare di salari lordi versati di 46,9 miliardi di euro. Inoltre, si deve tener conto che oltre un terzo dei cittadini dell’UE vive in zone transfrontaliere, dove attraversare la frontiera per ragioni di lavoro o di svago o per un evento culturale fa parte della vita quotidiana. Nonostante l’incertezza del volume del fenomeno, la mobilità transfrontaliera è stata riconosciuta come un fenomeno del mercato del lavoro europeo strutturale e in continuo aumento, e una delle principali potenzialità per aumentare la crescita dell’occupazione in Europa.

 

Chi ha lo status di lavoratore frontaliero?

La definizione dello status di lavoratore frontaliero è materia molto complessa. Ad oggi, non esiste una definizione univoca in ambito comunitario che abbracci, allo stesso tempo, tutti gli aspetti fondamentali della vita di un lavoratore: sicurezza sociale, fisco, legislazione sul lavoro, leggi sull'immigrazione da paesi terzi.

Data tale complessità e la variabilità del quadro normativo di riferimento, il lavoro frontaliero necessita di un approccio multiprospettico che permetta di porre in evidenza, con attenzione specifica, tutti gli aspetti sopra elencati.

Secondo la Guida del lavoratore Mobile Europeo (Confederazione Europea dei Sindacati, 2011) un frontaliero è un lavoratore che lavora in uno Stato membro (Stato di occupazione) e risiede in un altro Stato membro (Stato di residenza). È essenziale che, durante il suo impiego, il lavoratore mantenga la sua normale residenza al di fuori dello Stato di occupazione. 

 

 

Il Coordinamento UE dei regimi di sicurezza sociale

Il coordinamento dei regimi di sicurezza sociale non mira a sostituire i sistemi nazionali con uno europeo. Tutti i paesi sono liberi di decidere chi assicurare nell'ambito della loro legislazione, quali prestazioni erogare e a quali condizioni. L'Unione europea prevede regole comuni per tutelare i diritti previdenziali dei cittadini che si spostano all'interno dell'Europa (28 paesi dell'UE + Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera).

Il coordinamento si basa su 4 principi fondamentali:

 

  • Si è coperti dalla legislazione di un paese alla volta, per cui i contributi vanno versati in un solo paese. La decisione sulla legislazione applicabile spetta agli enti previdenziali e non al cittadino interessato.Cerca la normativa applicabile al tuo caso

  • Gli stranieri hanno gli stessi diritti e doveri dei cittadini del paese in cui sono assicurati. Si tratta del cosiddetto principio della parità di trattamento o non discriminazione.

  • Quando si richiede una prestazione, vengono eventualmente presi in considerazione i precedenti periodi di assicurazione, lavoro o soggiorno in altri paesi.

  • Se si ha diritto ad una prestazione in denaro da un paese, in genere la si riceve anche se si vive in un altro paese. È il cosiddetto principio della esportabilità.

 

Per il Coordinamento UE la definizione di lavoratore frontaliero è la seguente:

 

"lavoratore frontaliero", qualsiasi persona che esercita un'attività subordinata o autonoma in 

uno Stato membro e che risiede in un altro Stato membro, nel quale ritorna in linea di 

massima ogni giorno o almeno una volta la settimana; 

 

Per ulteriori informazioni consulta anche i Regolamenti UE in materia di coordinamento.

 

 

Tassazione

Il Trattato istitutivo della Comunità europea ha collegato la piena attuazione del mercato interno al perseguimento degli obiettivi della politica fiscale comunitaria.

Tuttavia, a differenza dei regimi di sicurezza sociale, nel campo dell'imposizione diretta, le politiche fiscali dell'Unione europea dipendono soprattutto dagli Stati membri. L'azione comunitaria è sussidiaria, ossia è volta a rendere i sistemi fiscali nazionali compatibili tra loro e con gli obiettivi del Trattato, nonchè con la piena ed effettiva realizzazione del mercato interno. Nel corso degli ultimi trent'anni, i principali interventi in materia fiscale sono stati diretti a rafforzare l'armonizzazione delle legislazioni nazionali nel campo dell'imposizione indiretta e a rafforzare la cooperazione amministrativa tra gli Stati membri per migliorare lo scambio di informazioni tra autorità competenti.

 

Per questa ragione, se si hanno relazioni con due paesi, bisogna consultare le singole Convenzioni contro la Doppia Imposizione che i paesi stipulano in maniera bilaterale. Se avete necessità di consultare le Convenzioni che l'Italia ha stipulato con gli altri Paesi, potete trovare l'elenco completo sul sito del Ministero dell'Economia e delle Finanze.

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