La UIL Frontalieri si occupa, ormai da mesi, del caso dell' impresa ferroviaria Crossrail che intende trasferire un ramo della sua azienda da Domodossola a Briga. Il sindacato in sinergia con la UILTrasporti e il SEV, il Sindacato del personale dei Trasporti Svizzero chiede con forza un dialogo con l'azienda per tutelare i lavoratori in questa fase di passaggio, ma il management si ostina nella chiusura. La tutela dei lavoratori è già stata messa in pericolo purtroppo. Gli è stato proposto un contratto di lavoro individuale, che non contiene alcuna tutela contro il licenziamento e che permette la disdetta con tre mesi di preavviso. A questi giovani lavoratori, per la maggior parte al di sotto dei 30 anni, è stato quindi proposto di licenziarsi spontaneamente, lasciando i loro attuali contratti a tempo indeterminato italiani per firmare dei contratti svizzeri, che però non rispettano i parametri salariali nazionali e, se ciò non bastasse, li lasciano in balia della possibilità di essere licenziati in qualsiasi momento. Un licenziamento per cui, secondo le norme svizzere, l’I.F. non dovrà necessariamente apportare una giustificazione e, di fronte al quale i lavoratori saranno completamente disarmati. Per queste ragioni, alla società i sindacati hanno chiesto con forza di adottare un contratto collettivo, e non dei farraginosi contratti individuali. Un contratto che garantisca un salario equo e parametrato al contesto svizzero ma, innanzitutto, una tutela contro lo strumento del licenziamento, qualora immotivato, utilizzabile come sistema soggettivo di discriminazione. È di pochi mesi fa il referendum svizzero sulla libera circolazione dei lavoratori; ciò che è emerso da quel referendum è chiaro: l’opinione pubblica svizzera vede nei lavoratori provenienti da oltre frontiera la causa primaria delle difficoltà che ultimamente emergono sul mercato del lavoro interno. Ciò che i cittadini svizzeri dovrebbero comprendere, anche da casi come questi, è che alla base delle loro difficoltà ci sono quelle Aziende, che coltivano colpevolmente il seme del dumping salariale sul loro territorio. Il 18 Maggio prossimo in Svizzera si terrà un nuovo referendum per fissare il salario minimo garantito a circa 4.000 CHF. Una cifra che l’I.F. Crossrail AG, che ha al suo organico delle figure professionali altamente qualificate, non ha nemmeno sfiorato nelle sue proposte di contratto ai lavoratori cui ha chiesto di trasferirsi.
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